Descrizione
Beat 72 was opened in 1964 by Ulisse Benedetti and Fulvio Servadei, and was erroneously often known as the “second Piper”. This was because on Saturday and Sunday the club became a dance hall, in order to cover rental costs and on-going expenses.
In spite of the hasty nicknames, the theatre was founded with another idea and another form, a scene in opposition to the official one: space set aside for poetry and happenings.
At Beat 72 everything was self-organized and self-funded. Ulisse Benedetti’s job involved the distribution, for all of Rome, of products for hairdressers and barbers, supplied by the company of his friend Servadei. Sometimes Benedetti would bring with him the current programme of events, leaving the flyers in the shops, hoping to gain a bit of visibility and perhaps fishing for patronage on the part of enthusiasts. A portion of his earnings, in fact was always for the benefit of Beat 72, which during the course of its existence was also rented out to various personalities, included Carmelo Bene.
Sapone Avanguardia traces back through all these above-mentioned moments. The small bar of natural soap bears the message AVANGUARDIA, stamped by hand on one of the two sides, as a bitter, ironic memoir. The object, referencing the products sold by Benedetti, is a metaphor of the ephemeral experience that is the avant-garde, of the desire to experiment without fetters, in a process of clandestine, unexpected contamination. With every wash of the hands, the word AVANGUARDIA fades, all the way to its deepest, innermost trail.
As Valentino Zeichen writes in his poem Saponette:
(…) THEY LIE DRYING ON THE SOAPDISH,
THEIR LETTERING DEPLETED;
THE CRACKS THAT RUN ACROSS THEM
FORESHADOW THOSE OF BODIES.
I DARE NOT TAMPER WITH THEM,
AS IF I WERE BEING WATCHED
BY THE GUARD IN AN EGYPTIAN MUSEUM,
BUT I WOULD LIKE TO WASH MY HANDS…
Il Beat 72 fu aperto nel 1964 da Ulisse Benedetti e Fulvio Servadei e, per errore, venne spesso denominato “secondo Piper”.
Questo perché il sabato e la domenica la cantina si trasformava in una sala da ballo, al fine di coprire i costi dell’affitto e le regolari spese.
Nonostante i soprannomi affrettati, il teatro nacque, al contrario, con un’altra idea e forma, antagonista a quella ufficiale: uno spazio dedicato alla poesia e all’happening.
Al Beat 72 tutto era auto-organizzato e auto-finanziato. Ulisse Benedetti si occupava di distribuire per tutta Roma prodotti per parrucchieri e barbieri che provenivano dall’azienda dell’amico Servadei. A volte Benedetti portava con sé il programma degli spettacoli in corso e li lasciava nei vari negozi, un po’ per pubblicità e un po’ sperando in una gentile sovvenzione da qualche appassionato.
Una parte del suo guadagno era, in effetti, sempre devoluto al Beat che, nel corso della sua esistenza, concedette in affitto lo spazio a diverse figure, tra i quali è possibile incontrare anche Carmelo Bene.
Sapone Avanguardia ricalca tutti i momenti sopra menzionati. La piccola saponetta naturale recante la scritta AVANGUARDIA, timbrata a mano su uno dei due fronti, è un ricordo amaro e ironico. L’oggetto, citazione dei prodotti venduti da Benedetti, è una metafora dell’effimera esperienza che è l’avanguardia, della voglia di sperimentazione senza freni e di un processo di contaminazione clandestino e inatteso. Ad ogni lavaggio di mani, la parola AVANGUARDIA verrà meno e insieme la sua traccia più intima e profonda.
Come scrive Valentino Zeichen nella sua poesia Saponette:
(…) STANNO IN SECCA SUL PORTA SAPONE,
CON LE DICITURE CONSUNTE;
LE CREPE CHE LE CORRUGANO
PREFIGURANO QUELLE DEI CORPI.
NON OSO MANOMETTERLE,
COME SE MI VEDESSI OSSERVATO
DAL CUSTODE D’UN MUSEO EGIZIO,
MA VORREI LAVARMI LE MANI…
